lunedì 24 gennaio 2011

“La Tv non fa sudare…

Riflessioni sull’elettrodomestico che faceva da baby sitter.

Prima parte












(Qui di seguito la prima parte di un mio contributo già pubblicato con l'Associazione Tutti Per Volta.)

Il rapporto fra televisione e bambini è diventato costante e quotidiano. E’ ormai rarissimo non trovare in casa una televisione, spesso anzi ce n’è più di una.
Anche nella stanza dei bambini.

Gli adulti impegnati nel processo educativo con i bambini e con i ragazzi, dai genitori agli insegnanti agli operatori, possono sentire l’esigenza di interrogarsi, informarsi e formarsi circa le possibili strategie da mettere in atto per proteggere i minori con cui hanno a che fare ma anche per renderli teleutenti competenti e attivi.

Leggendo i dati di recenti indagini statistiche ci rendiamo conto che i dubbi, le perplessità o le preoccupazioni circa le conseguenze del rapporto tra tv e bambini sono fondate.

Secondo una indagine Istat e Multiscopo del 2003 in Italia i minori passano davanti alla TV 1.100 ore all’anno contro le 800 della permanenza nelle aule scolastiche.
In particolare l’82% dei bimbi di età inferiore ai 5 anni; il 91% di quelli tra i 6 e i 10 anni; 90% tra gli 11 e i 14 anni, 85,8% tra i 15 e i 17.
Altri dati Istat del 2009 indicano che il 96% dei bambini italiani in età prescolare guarda la TV e il 91% lo fa tutti i giorni, in tutti gli orari.

Sappiamo oltretutto che per la maggior parte del tempo i bambini guardano la televisione da soli rischiando di trascurare gioco e studio.
La visione televisiva accompagna inoltre momenti cruciali e intimi della vita familiare: i pasti e il momento di andare a letto.
Sono in molti i bambini che si addormentano sul divano cullati dalle voci del piccolo schermo piuttosto che dalla ninna nanna e/o dal racconto delle favole da parte dei propri genitori.

Assistiamo ad una vera e propria mutazione antropologica (Oliviero Ferraris, 1998), ad un cambiamento nei costumi, nella cultura e nelle relazioni familiari che sono mediate dalla presenza e dalla fruizione sempre più massiccia della TV.
Il risultato più grave di un’organizzazione familiare in cui le relazioni sono mediate dalla TV riguarda la riduzione di momenti dedicati alla comunicazione e all'ascolto reciproco, allo scambio e al confronto di idee e di opinioni e su problemi ed esperienze personali. Tanto meno la famiglia dedica spazi allo scambio relazionale-affettivo tanto più i suoi componenti, soprattutto i figli, rischiano di vivere un senso di solitudine emotiva.
Il tempo passato in compagnia della televisione non riesce a compensare questa mancanza e non può in alcun modo sostituire il rapporto con le persone.

Molti genitori si sentono oberati da impegni lavorativi e quotidiani, con tanti pensieri e preoccupazioni che occupano la mente e rientrati a casa vorrebbero rilassarsi, distrarsi un po’, e invece bisogna occuparsi della cena o di altre faccende domestiche o ancora di accompagnare o di andare a riprendere i bambini da parenti o da centri ricreativi etc. In queste situazioni sembra poca l’energia da dedicare alla comunicazione a al rapporto con i propri figli e metterli davanti alla tv può essere ritenuto “comodo” e finanche necessario. Nulla di male ad ammetterlo.

La tv è un importante mezzo di socializzazione, di apprendimento di conoscenze e informazioni, può essere stimolante con le sue immagini e i suoi suoni. E soprattutto i bimbi lì davanti stanno buoni e seduti!
Questo è innegabilmente vero e comprensibile. Tuttavia per evitare che l’uso di questo mezzo diventi più dannoso che utile, è importante che gli adulti di riferimento possano “filtrare” la fruizione della TV da parte dei propri figli, prendendo seriamente in considerazione alcuni fattori quali la quantità di ore passate davanti al piccolo schermo, la qualità e l’adeguatezza dei programmi, la modalità di fruizione (ad es. da soli o in compagnia), le motivazioni con cui essi guardano la TV e l’età dei piccoli teleutenti.

Dall'indirizzo: http://www.tuttipervolta.org/articoli/index.php

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