mercoledì 15 maggio 2013

Psicologia Giuridica


Breve definizione del ruolo dello Psicologo Giuridico


Lo Psicologo Giuridico svolge azioni d’ausilio all’Avvocato o al Magistrato in ambito penale e civile per adulti e minori. 

Monitora e aiuta il lavoro del CTU e del Perito nel rispondere ai quesiti del giudice garantendo i diritti della propria parte. 

Effettua esami psicodiagnostici e valutazioni psicologiche. 

 Aree di intervento: 

* Valutazione aspetti psicologici legati a Separazione e Divorzio; 

* Valutazione Competenze Genitoriali; 

* Adozioni e Affido del minore; 

* Valutazione/Misurazione del Danno Psichico;

* Mobbing e Stalking;

* Aspetti psicologici della Responsabilità Penale dei minori e degli adulti;

* Idoneità a testimoniare;

* Valutazione Capacità Intendere e Volere

* Pericolosità Sociale

mercoledì 9 gennaio 2013

Psicodiagnosi: cosa è, perché, quando, dove e a chi rivolgersi?

L’attività psicodiagnostica stima la totalità della persona al fine di elaborare una diagnosi strutturale consistente nell'individuazione di relazioni stabili tra parti dell'apparato psichico (parti sane funzionali-parti non sane disfunzionali).
 
La risposta dell'esperto  tiene conto ed è coerente con i quesiti proposti dall’utenza (richiesta di psicoterapia - ambito clinico; perizie - valutazione psicologica in ambito forense; orientamento al lavoro; risorse umane; ambito neurospsicologico).
In questo sintetico post farò riferimento specificatamente all'ambito clinico psicoterapeutico.
        
            Cos’è?
È una presa di decisione tra alternative operata dalla psicologa che organizza criticamente i dati ottenuti dai colloqui e dai test utilizzati.
-          Ambiti di applicazione:
1.       Clinico-picoterapeutico (infanzia-età adulta);
2.       Forense;
3.       Orientamento scolastico e lavorativo;
4.       Risorse umane.
-          A che serve – obiettivi (ambito clinico-psicoterapeutico):
1.       Stima parti malate:  individuazione della patologia, differenziazione da altre patologie e ipotesi circa l’eziologia (diagnosi circa la patologia );
2.       Stima le parti sane della personalità, il rapporto tra parti sane e parti malate, indicazioni circa la cura (proposta di un  programma terapeutico efficace e fattibile. Quale psicoterapia è elettiva per quel paziente? All’interno del modello psicoterapeutico scelto, quale strategia terapeutica è più efficace con quello specifico paziente?)
-          Strumenti:
Colloquio clinico  e  test psicologici
-          Quando si fa:
1.       Fase iniziale di  un trattamento;
2.       Fase intermedia: valutazione in itinere dell’andamento di una terapia e dei cambiamenti avvenuti nel paziente;
3.       Fase finale: valutazione finale della terapia conclusa;
4.       Follow up: valutazione risultati ottenuti e mantenimento degli stessi a distanza di 6 mesi-1 anno dalla conclusione.
-          Dove – il setting:
Uno studio psicologico ovvero una stanza accogliente e riservata arredata in modo idoeneo.
-          Chi?
La psicologa che ha conseguito una formazione specifica nell’ambito della psicodiagnosi e della valutazione psicologica e cioè che conosce le teorie e le tecniche del colloquio clinico e dei test psicologici (somministrazione, siglatura,  interpretazione dei reattivi psicologici, stesura di una relazione) e che sia in grado di utilizzarle efficacemente al fine della elaborazione di una valutazione psicologica.

Perché la diagnosi?



L’applicazione corretta dei concetti psicodiagnostici aumenta le possibilità del cliente di essere aiutato
  
VANTAGGI DELLA DIAGNOSI:
·        PRIMARI
Pianificazione e nel corso del trattamento:
1.      tipo di carattere
2.      Implicazioni prognostiche-livello di gravità
3.      Protezione del consumatore.
4.      Comunicazione dell’empatia.
5.      Abbandono prematuro del trattamento.

·        SECONDARI
1.      Riduzione dell’ansia.
2.      Processo di stabilizzazione.
3.      Mantenimento autostima del terapeuta.

 VANTAGGI PRIMARI DELLA DIAGNOSI nella pianificazione e durante il trattamento.

1.tipo di carattere.  Per pianificare il trattamento bisogna tenere conto della personalità individuale del paziente. L’analista porrà maggiore attenzione ai limiti con un paziente isterico, sarà più sintonizzato sull’affettività con la persona ossessiva e più tollerante del silenzio con uno schizoide. I progressi nella comprensione psicoanalitica dei disturbi psicotici e delle condizioni borderline, hanno condotto ad approcci terapeutici che non rientrano nell’analisi classica pur essendo psicodinamici. Per applicare tali metodi occorre prima riconoscere il tipo di personalità del cliente. Una buona formulazione diagnostica guiderà le scelte del terapeuta nelle aree cruciali dello stile della relazione, nel tono degli interventi e degli argomenti cui prestare attenzione nelle fasi iniziali.

2. Implicazioni prognostiche-livello di gravità: la prognosi varia in base alle difficoltà e/o disturbo psicologico del paziente e al suo livello di gravità (area nevrotica, borderline, psicotica).
Il terapeuta che si aspetti da un paziente con carattere ossessivo la stessa percentuale di progresso ottenibile con una persona che abbia sviluppato una improvvisa ossessione, è destinato alla delusione. Una fobia di una persona con personalità depressa o narcisistica è un fenomeno molto diverso dalla fobia di una persona caratteriologicamente fobica.  Questo vuole anche dire che è inutile una diagnosi basata solo sul problema manifesto.

3. Protezione del consumatore. La pratica diagnostica scrupolosa, favorisce una comunicazione etica tra terapeuta e potenziale cliente, su cosa deve aspettarsi, evitando di promettere troppo e dare indicazioni sbagliate. Per i clienti che chiedono una cura miracolosa e non hanno la capacità di assumersi l’impegno per ottenere un cambiamento autentico. Una buona valutazione informerà l’operatore delle probabilità di successo della terapia a breve termine per una determinata persona. Lo stesso vale per la terapia a lungo termine.

4.Comunicazione dell’empatia. L’empatia è la capacità di percepire emotivamente ciò che il cliente prova. Tali reazioni sono potenzialmente di enorme valore in quanto contribuiscono in modo essenziale alla formulazione della diagnosi sulla base della quale è possibile scegliere un modo di accostarsi all’infelicità del cliente che verrà sentito sinceramente empatico.
Ad es. Con il cliente isterico è utile mostrare di comprendere il livello di paura e il senso di impotenza che pervadono la sua esperienza emotiva. Con il cliente sociopatico si potrebbe comunicare un ambiguo apprezzamento perle sue capacità di subdolo persuasore, ma con l’implicazione che non si è stati ingannati. Se il terapeuta non è andato oltre l’etichetta di manipolativo, l’ isterica può sentirsi devastata se le viene attribuito un gioco cinico di potere quando invece prova solo un disperato bisogno di conforto, mentre il sociopatico sentirà solo disprezzo per il terapeuta che non coglie la centralità del suo bisogno di successo con gli altri.

5.Abbandono prematuro del trattamento. Il terapeuta che esprima commenti sulla difficoltà del cliente di trovare il coraggio di restare in trattamento, data l’empatia contenuta nelle sue parole, aumenta la probabilità che il paziente resista alla tentazione di andarsene. Questa tentazione è molto forte per l’individuo ipomaniacale che tende ad allontanarsi dalle relazioni non appena esse stimolano desideri di dipendenza, poiché le sue esperienze precoci di dipendenza hanno avuto esiti disastrosi.


VANTAGGI SECONDARI DELLA DIAGNOSI:

1. Riduzione dell’ansia. Il disagio di alcuni terapeuti con la diagnosi è la paura di sbagliarla, ma la prima formulazione non deve essere necessariamente giusta ma deve solo dare all’operatore la possibilità di procedere ad una attività finalizzata e a basso livello di ansia.

2. Processo di stabilizzazione. L’attività diagnostica da alle parti un lavoro da svolgere prima che il paziente conosca il terapeuta abbastanza da aprirsi spontaneamente senza la condizione rassicurante di ricevere domande. Questo processo concede spesso di ottenere informazioni che più avanti nel corso del trattamento il cliente avrà difficoltà a comunicare per lo sviluppo di forti relazioni transferali (es: pratiche sessuali).

3. Mantenimento autostima del terapeuta. Perché vengono perseguite mete realistiche. Se si sa che un paziente depresso è a livello borderline e non nevrotico, non si resterà sorpresi se durante il secondo anno di trattamento compirà un gesto suicida, in quanto questa tipologia di persone non appena cominciano ad avere una speranza reale di cambiamento, spesso provano panico e tentano il suicidio per proteggersi dalla devastazione che subirebbero se si consentissero di sperare e venissero poi delusi da un’altra persona per loro importante.

 (liberamente tratto da “La diagnosi psicoanalitica”, Nancy McWilliams)
Dott.ssa Carmen Rizzelli