L’applicazione
corretta dei concetti psicodiagnostici aumenta le possibilità del cliente di essere
aiutato.
VANTAGGI
DELLA DIAGNOSI:
·
PRIMARI
Pianificazione
e nel corso del trattamento:
1.
tipo di carattere
2.
Implicazioni prognostiche-livello di
gravità
3.
Protezione del consumatore.
4.
Comunicazione dell’empatia.
5.
Abbandono prematuro del trattamento.
·
SECONDARI
1.
Riduzione dell’ansia.
2.
Processo di stabilizzazione.
3.
Mantenimento autostima del terapeuta.
VANTAGGI
PRIMARI DELLA DIAGNOSI nella pianificazione e durante il
trattamento.
1.tipo
di carattere. Per
pianificare il trattamento bisogna tenere conto della personalità individuale
del paziente. L’analista porrà maggiore attenzione ai limiti con un paziente
isterico, sarà più sintonizzato sull’affettività con la persona ossessiva e più
tollerante del silenzio con uno schizoide. I progressi nella comprensione
psicoanalitica dei disturbi psicotici e delle condizioni borderline, hanno
condotto ad approcci terapeutici che non rientrano nell’analisi classica pur
essendo psicodinamici. Per applicare tali metodi occorre prima riconoscere il
tipo di personalità del cliente. Una buona formulazione diagnostica guiderà le scelte
del terapeuta nelle aree cruciali dello stile della relazione, nel tono degli
interventi e degli argomenti cui prestare attenzione nelle fasi iniziali.
2.
Implicazioni prognostiche-livello di gravità: la prognosi
varia in base alle difficoltà e/o disturbo psicologico del paziente e al suo
livello di gravità (area nevrotica, borderline, psicotica).
Il terapeuta che si
aspetti da un paziente con carattere ossessivo la stessa percentuale di
progresso ottenibile con una persona che abbia sviluppato una improvvisa
ossessione, è destinato alla delusione. Una fobia di una persona con personalità
depressa o narcisistica è un fenomeno molto diverso dalla fobia di una persona
caratteriologicamente fobica. Questo
vuole anche dire che è inutile una diagnosi basata solo sul problema manifesto.
3.
Protezione del consumatore. La pratica diagnostica
scrupolosa, favorisce una comunicazione etica tra terapeuta e potenziale
cliente, su cosa deve aspettarsi, evitando di promettere troppo e dare indicazioni
sbagliate. Per i clienti che chiedono una cura miracolosa e non hanno la
capacità di assumersi l’impegno per ottenere un cambiamento autentico. Una
buona valutazione informerà l’operatore delle probabilità di successo della terapia
a breve termine per una determinata persona. Lo stesso vale per la terapia a
lungo termine.
4.Comunicazione
dell’empatia. L’empatia è la capacità di percepire emotivamente
ciò che il cliente prova. Tali reazioni sono potenzialmente di enorme valore in
quanto contribuiscono in modo essenziale alla formulazione della diagnosi sulla
base della quale è possibile scegliere un modo di accostarsi all’infelicità del
cliente che verrà sentito sinceramente empatico.
Ad es. Con il cliente
isterico è utile mostrare di comprendere il livello di paura e il senso di impotenza
che pervadono la sua esperienza emotiva. Con il cliente sociopatico si potrebbe
comunicare un ambiguo apprezzamento perle sue capacità di subdolo persuasore, ma
con l’implicazione che non si è stati ingannati. Se il terapeuta non è andato oltre
l’etichetta di manipolativo, l’ isterica può sentirsi devastata se le viene
attribuito un gioco cinico di potere quando invece prova solo un disperato
bisogno di conforto, mentre il sociopatico sentirà solo disprezzo per il terapeuta
che non coglie la centralità del suo bisogno di successo con gli altri.
5.Abbandono
prematuro del trattamento. Il terapeuta che esprima commenti sulla
difficoltà del cliente di trovare il coraggio di restare in trattamento, data
l’empatia contenuta nelle sue parole, aumenta la probabilità che il paziente
resista alla tentazione di andarsene. Questa tentazione è molto forte per
l’individuo ipomaniacale che tende ad allontanarsi dalle relazioni non appena
esse stimolano desideri di dipendenza, poiché le sue esperienze precoci di dipendenza
hanno avuto esiti disastrosi.
VANTAGGI
SECONDARI DELLA DIAGNOSI:
1.
Riduzione dell’ansia. Il disagio di alcuni terapeuti con la
diagnosi è la paura di sbagliarla, ma la prima formulazione non deve essere
necessariamente giusta ma deve solo dare all’operatore la possibilità di
procedere ad una attività finalizzata e a basso livello di ansia.
2.
Processo di stabilizzazione. L’attività diagnostica
da alle parti un lavoro da svolgere prima che il paziente conosca il terapeuta
abbastanza da aprirsi spontaneamente senza la condizione rassicurante di
ricevere domande. Questo processo concede spesso di ottenere informazioni che
più avanti nel corso del trattamento il cliente avrà difficoltà a comunicare
per lo sviluppo di forti relazioni transferali (es: pratiche sessuali).
3.
Mantenimento autostima del terapeuta. Perché vengono
perseguite mete realistiche. Se si sa che un paziente depresso è a livello
borderline e non nevrotico, non si resterà sorpresi se durante il secondo anno
di trattamento compirà un gesto suicida, in quanto questa tipologia di persone
non appena cominciano ad avere una speranza reale di cambiamento, spesso
provano panico e tentano il suicidio per proteggersi dalla devastazione che
subirebbero se si consentissero di sperare e venissero poi delusi da un’altra
persona per loro importante.
(liberamente
tratto da “La diagnosi psicoanalitica”,
Nancy McWilliams)
Dott.ssa Carmen
Rizzelli
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