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lunedì 19 novembre 2012

25 NOVEMBRE 2012 10.30-16.30
Libere di scegliere nel parto
Riflessioni sull’abuso nel percorso nascita
Giornata organizzata da:
FREEDOM FOR BIRTH – ROME ACTION GROUP
con Creattivamente ostetriche, Vita di Donna, Amaltea, Genitoriprecari.it, Nascita-nondisturbare.com
10,30 Proiezione di “Freedom for birth” (T.Harman, A. Wakeford, UK 2012 60’- sottotitoli in italiano) introduzione di A.Battisti e V.Giocoli,(avvocate,esperte in diritti umani delle donne) a seguire dibattito con il pubblico
12,30 I media e le routine violente del parto a cura di A. Giusti (ostetrica ricercatrice) e M. Mattina (psicologa) con proiezione di filmati (episiotomia e kristeller da Genitorichannel.it e altri) a seguire dibattito con il pubblico
15,00 Proiezione di “Nascita … non disturbare” (I.Arena, F.Pecorelli, ITA 2011, 30’) Introduzione di I.Arena e G.Pacini (ostetriche) a seguire dibattito con il pubblico e chiusura giornata
presso l’Aula Convegni della Città dell’Altra Economia
Largo Dino Frisullo - Roma
Info
http://www.facebook.com/pages/Freedom-For-Birth-Rome-Action-Group/446018745444557?ref=ts&fref=ts

lunedì 30 aprile 2012

Genitori in prima linea. Ruolo educativo dei genitori per mediare il rapporto tra bambini e tv.

Nei seminari circa il rapporto tra TV e Bambini sono molti i genitori e gli insegnanti che partecipano e che risultano preoccupati di condividere e di individuare modalità efficaci di tutela dei propri figli rispetto ai contenuti televisivi.

Il rapporto con la tv si inserisce nel più ampio sistema di relazioni che i bambini instaurano con la famiglia, con la scuola e con la società e la cultura in cui sono inseriti.

La convivenza con la televisione risulta inevitabile ed è irrealistico e anacronistico pensare che essa  possa essere del tutto eliminata dalla vita del bimbo o della bimba di tenera età. 

Alcuni programmi di intrattenimento pomeridiani sono ben fatti  e propongono obiettivi cognitivi, logici, linguistici proponendosi in una logica maggiormente interattiva e alcune trasmissioni in forma documentaristica o animata trattano temi di storia , di geografia o di scienze naturali.

Pertanto evitando di assumere atteggiamenti preconcetti
possiamo affermare che la TV sia un importante mezzo di socializzazione e di conoscenza con cui interagire ma sul cui uso poter fare scelte responsabili, ragionate e magari condivise con i bambini.

Si tratta quindi di costruire un progetto educativo per i propri figli in cui individuare le possibili strategie per stimolare un uso responsabile e contrastare o almeno ridurre gli effetti negativi dell’esposizione alla TV.

Propongo tre strategie di mediazione indicate dagli esperti:

·        Mediazione Restrittiva: individuare regole e controlli sulla fruizione della TV da parte dei bambini.

            E’ un intervento che riguarda la quantità di ore e le fasce orarie in cui permettere ai bambini di guardare la televisione. L’impegno richiesto per portare avanti con successo questa strategia è la coerenza.
     Quando i genitori hanno condiviso le proprie convinzioni circa la tv e hanno deciso insieme, in modo consapevole e responsabile, il tipo di regole di fruizione da dare ai propri figli, devono essere in grado di intervenire e proporre indicazioni coerenti a quanto stabilito insieme.
      La coerenza dovrà inoltre riguardare tutti i nostri figli e noi stessi.
      I bambini apprendono soprattutto dall’osservazione del nostro comportamento per cui una volta esplicitata la nostra convinzione circa la fruizione della tv, è importante essere disposti a comportarci di conseguenza.


·        Mediazione Attiva: parlare ai bambini della televisione e dei suoi contenuti
I genitori possono domandare ai bambini delle trasmissioni e dei programmi che vedono e che li appassionano per poter condividere e soprattutto discutere con loro circa i contenuti. In tale modo daranno ai propri figli una mano per interpretare quello che hanno visto e capito ma soprattutto per elaborare ciò che hanno provato emotivamente durante la visione. Non si dovrebbe consentire ai bambini in età prescolare la visione di scene cruente o terrorizzanti e comunque non adatte all’età, presenti sia nei telegiornali che in vari programmi e film, ma, se ciò fosse accaduto, è decisamente consigliabile parlarne insieme. La comunicazione che avviene all’interno di una relazione affettiva positiva e supportiva è più digeribile per il bambino in quanto la relazione con l’altro fa da contenitore all'ansia e consente la comprensione attraverso il dialogo.


  • Visione comune: la regola è che genitori e i bambini vedono insieme le trasmissioni televisive.
·                   Guardare la tv insieme vuol dire utilizzare anche la mediazione attiva e cioè parlare di ciò che si guarda e offrire il nostro contenimento affettivo e cognitivo.  Questo atteggiamento oltre a far bene alla relazione genitori-figli (per il bambino e la bambina la cosa più preziosa è stare con il genitore e sentirsi considerato/a e amato/a), può aiutare noi e i bambini  a non metterci con un'attitudine passiva di fronte al televisore.La visione comune  unita alla mediazione attiva ci insegna a non subire il mezzo televisivo, a gestirlo e ad abituare i piccoli a sviluppare un atteggiamento critico nei confronti di ciò che vedono.



Gli effetti della televisione nella crescita di un bimbo quindi, non dipendono tanto dal mezzo ma piuttosto da come viene utilizzato. Ovviamente mi preme sottolineare che oltre a strategie di mediazione nel rapporto con la tv, è fondamentale che gli adulti di riferimento possano passare del tempo “altro”con i propri bambini pensando per es. di poter organizzare attività alternative alle quali dedicarsi insieme. Questo al fine di evitare che la tv venga vissuta e rappresentata come un’amica o una baby-sitter  e quindi come un’alternativa al gioco o ad altre attività creative, di concentrazione e di socializzazione.

martedì 7 febbraio 2012

La violenza in tv può influenzare i nostri bambini?
Bambini e TV: Condotte imitative e costruzione di valori, atteggiamenti, comportamenti violenti.

I principali contesti in cui i bambini apprendono i valori, le convinzioni e i modelli comportamentali tipici della cultura in cui crescono sono la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari e naturalmente i mass media.
Anche la TV infatti rappresenta un “luogo” dove vengono trasmessi saperi e comportamenti, valori e scelte di vita morale e sociale (Arcuri, 2008).
Gli esperti ma anche i genitori e gli insegnanti si chiedono se la violenza rappresentata in TV possa suscitare condotte imitative o addirittura influenzare la costruzione di valori, atteggiamenti, comportamenti violenti?

L’industria dello spettacolo nega che ci sia uno stretto rapporto tra violenza mediatica e condotte aggressive dei fruitori.

Studi condotti in laboratorio e ricerche longitudinali sul “campo”confermano l’ipotesi che c’è una forte correlazione tra la violenza diffusa dai media e le condotte aggressive di tipo imitativo.

Ogni  comportamento umano è appreso. I bambini apprendono ad agire in maniera aggressiva sulla base di esperienze dirette di punizione o ricompensa delle loro azioni o attraverso l’osservazione di comportamenti aggressivi seguiti da successo messi in atto da altri (modelli) che agiscono nell’ambiente (relazioni familiari, relazioni con gruppi esterni alla famiglia,  Mass Media).

In Tv spesso si ricorre alla violenza come strumento privilegiato di risoluzione dei problemi di relazione tra le persone; la violenza viene giustificata, accettata, ricompensata; gli eroi positivi, che inducono processi di identificazione, possono veicolare valori legati alla violenza e renderla accettabile e lecita.
Il bambino può confondere la violenza vera con quella televisiva, identificarsi in personaggi violenti e  considerare l'aggressività come il modo migliore per gestire le situazioni in cui viene a trovarsi in difficoltà; può trovarsi davanti a messaggi che possono incrementare atteggiamenti distruttivi per se stesso e per gli altri (Arcuri, 2008).

Non parliamo di  semplice imitazione ma di qualcosa di più profondo: i bambini  acquisiscono il sistema di opinioni e di valori a proposito del ricorso alla violenza in un momento in cui non sono in grado difendersi e tutelarsi da soli dalla suggestione dei media.

I meccanismi di identificazione che facilitano l’ apprendimento di valori e comportamenti sono favoriti da alcuni fattori:
  • I personaggi che fungono da modelli di comportamento risultano attraenti agli occhi dei bambini e/o sono somiglianti per genere, età;
  •  I comportamenti violenti sono ricompensati anziché essere puniti;
  •  La violenza viene giustificata (per es. in quanto è stata agita contro un malfattore);
  •  Assenza di conseguenze pericolose (per esempio se le conseguenze delle azioni violente sono irrealisticamente indolore – pensiamo ai vari Rambo- non suscitano nei bambini le reazioni emotive come paura, ribrezzo etc. che possono che possono invece diminuire il ricorso alla violenza);
  • Maggiore o minore realismo delle manifestazioni di violenza: se la violenza è messa in atto da un personaggio dei cartoni animati sarà minore la probabilità di imitarlo.
    Ovviamente i bambini e le bambine non sono tutte e tutti uguali ma ci sono caratteristiche personali che fungono da fattori predisponesti o protettivi rispetto all’apprendimento di condotte violente.
    Tali fattori differenziali sono legati:
    1.    Differenza di Genere (le bambine sarebbero meno inclini a mettere in atto comportamenti violenti);
    2.    Età: l’esposizione ripetuta a comportamenti violenti risulta pericolosamente efficace al di sotto dei 6 anni;
    3.    Interesse personale per le condotte aggressive;
    4.    Clima culturale familiare: violenza come elemento naturale delle interazioni umane.
    Il secondo e l’ultimo dei fattori differenziali mi sembra siano i più “pesanti” nell’influenzare l’apprendimento di condotte aggressive. Per quanto concerne il primo fattore mi sembra più plausibile che poiché la maggior parte dei personaggi che ricorrono a condotte violente in tv sono maschi, questo inneschi più facilmente meccanismi di identificazione nei bambini maschi piuttosto che nelle bimbe.

    Né penso o mi “sento” di affermare che possa esistere un non ben definito “interesse personale” per la violenza a prescindere dall’esperienza. Una cosa è la “carica aggressiva” che ognuno di noi possiede tanto negli aspetti emotivi (rabbia) che negli aspetti comportamentali (aggressività appunto) che è necessaria alla sopravvivenza stessa dell’individuo in primis come autodifesa, altra cosa è la violenza intesa come condotta violenta esercitata a danni propri o di terzi come comportamento privilegiato per gestire le difficoltà. Quest’ultima ci sembra più il frutto di un apprendimento attraverso l’esperienza diretta o indiretta ma osservata.

    Un punto cruciale è quindi questo: prestare attenzione e sorvegliare con scrupolo ciò che i nostri figli vedono e leggono “mediando” il rapporto tra contenuti veicolati dalla tv e i bambini stessi ma soprattutto fungere noi stessi da modelli di comportamento alternativo rispetto all’uso della violenza nei loro rapporti personali e con i bambini, proporre un clima affettivo basato su valori della comprensione, rispetto non violenza.

    In conclusione facciamo presente che è stato varato un “Codice di autoregolamentazione” per le televisioni italiane. Il codice prevede che, nella “fascia protetta” tra le 7 e le 22,30, nei Tg non siano trasmesse scene “particolarmente crude o brutali”. Per i film ogni azienda dovrebbe nominare un comitato di autocontrollo per decidere se lo spettacolo è adatto alla fascia protetta. C'è un Comitato di controllo esterno (una sorta di Authority) che dovrebbe vigilare sull'applicazione del Codice, sanzionando eventuali trasgressioni.   
                                                                                                                     
    Qui di seguito inseriamo il link del suddetto “Codice di autoregolamentazione”in modo che ognuno di voi possa consultarlo: http://www.mcreporter.info/normativa/deont/deont_minori.pdf.